5 mag 2019

INTORNO AL MAR BALTICO

DIARIO DI VIAGGIO IN SVEZIA, FINLANDIA E PAESI BALTICI
IL NOSTRO PERCORSO IN SCANDINAVIA
A bordo di due Defender, quattro componenti del “Gruppo Sextant” sfidano il “Riscaldamento Globale.”

(Resoconto di viaggio redatto da Giovanni)

Il 17 febbraio2019 io e mia moglie Erina siamo partiti alla volta della Svizzera a bordo del nostro vecchio Defender “300”. A Bellinzona ci attendevano gli amici Beppo e Danilo con il loro aggressivo TD4 nero. Raggiunto in tre giorni lo Jutland danese ci imbarchiamo alla volta della Svezia.
Frederickshavn, porto danese da dove partono i traghetti per la Svezia
LA PARTE SVEDESE DEL VIAGGIO
Sbarcati a Goteborg, abbiamo puntato subito a nord alla ricerca della neve. Ma il riscaldamento globale pare aver modificato in particolare il clima del nord del pianeta. Le foreste, i prati e le colline sono infatti desolatamente verdi fino al sessantesimo grado di latitudine nord dove, finalmente, troviamo il paesaggio imbiancato.
Cartello onnipresente in Scandinavia
Le renne amano spostarsi lungo le strade
Giovedì 21 febbraio
Abbiamo viaggiato senza pause fino al grande altopiano “Flatruet”che si trova a circa 62 gradi di latitudine nord ed a una cinquantina di km dal confine sud-orientale della Norvegia. La pista che porta al passo è stata aperta dai mezzi spazzaneve e possiamo percorrerla senza problemi. Facciamo il campo a 900 metri di altitudine. L'altopiano è privo di vegetazione arborea ed è perennemente spazzato da venti furiosi che lo difendono da ogni tentativo di colonizzazione umana.
"blizzard" sull'altopiano Flatruet
Venerdì 22 febbraio
Temperatura più alta del previsto con appena cinque gradi sottozero. Sufficienti però per causare le prime formazioni di condensa ghiacciata sui vetri interni delle macchine. L'alba sull'altopiano è spettacolare. Verso est l'orizzonte è infiammato da una luce vermiglione che si apre il varco attraverso una spessa coltre di nuvoloni plumbei, creando sulle distese di neve lame fluorescenti.
Durante la discesa verso valle, a causa di un attimo di distrazione, Danilo finisce fuoripista, dove la neve ha una profondità insondabile. La cosa si risolve rapidamente grazie alla pendenza della strada che facilita il traino.

Facciamo sosta nel villaggio di Ljungdalen per montare sui pneumatici gli speciali chiodi della Best Grip che ci consentiranno una guida più sicura. In paese c'è anche un piccolo spaccio grazie al quale possiamo rifornire la cambusa.
Fino a pochi lustri fa la base della alimentazione di queste popolazioni era costituita da carne, latte, burro e grasso di renna e da una grande quantità di pesce di mare, di fiume o di lago. Quasi sconosciute erano frutta e verdure, se si escludono le patate. Oggi nei grandi supermercati, come negli spacci dei piccoli villaggi, sono presenti derrate di ogni genere trasportate fin qui da colonne di autocarri che percorrono le grandi arterie stradali europee. 
Grande varietà di pesce: fresco, affumicato, salato, in salamoia
Procediamo ancora verso est per circa trenta km per poi deviare su una pista più piccola che attraversa un territorio ondulato e fortemente forestato.
Ben presto la pista si fa più insidiosa a causa di un fenomeno atmosferico chiamato “gelicidio”,  causato da una pioggia gelata che toccando il suolo passa istantaneamente allo stato solido, vetrificando ogni cosa.
il terribile "gelicidio" ha vetrificato anche la coltre nevosa
Durante una sosta scendo dalla macchina e messo un piede su questa trappola vetrosa scivolo inesorabilmente. Mi salvo da una rovinosa caduta aggrappandomi al volante. Su questa superficie è impossibile compiere un solo passo. Per fortuna abbiamo provveduto alla chiodatura dei pneumatici e siamo in grado di procedere senza incidenti fino alla fine della pista.
Nel tardo pomeriggio giungiamo sulle sponde del lago Storsjon che in una precedente occasione abbiamo attraversato sul ghiaccio. Ma a causa delle alte temperature lo strato si è assottigliato al punto di non poter reggere il peso dei veicoli. Dato che lo spessore è comunque sufficiente ad impedire il servizio di traghetto siamo costretti a compiere su strada il lungo aggiramento del lago per giungere alla città di Ostersund.
il ghiaccio è poco per l'ice-road, ma troppo per il traghetto, perciò non si passa
All'imbrunire evitiamo per un soffio un incidente che avrebbe potuto avere conseguenze molto serie. Sul lato sinistro della foresta sbuca improvvisamente un enorme alce che attraversa a balzi la carreggiata. Nonostante la frenata, il mio Defender procede scivolando sul fondo ghiacciato. L'impatto sembra inevitabile ma con un ultimo balzo l'animale riesce ad evitare per pochi centimetri il paraurti dell'auto.
L'episodio ci convince che in questi ambienti non è prudente guidare al buio. Ci fermiamo quindi per la notte in una piazzola di sosta per camionisti.

Sabato 23 febbraio
Al nostro risveglio scopriamo con disappunto che le temperature si sono ulteriormente alzate. Decidiamo quindi di procedere senza indugi verso nord, senza farci allettare da deviazioni apparentemente interessanti.
La strada asfaltata è resa insidiosa a causa del velo d'acqua che riveste le croste sconnesse di ghiaccio.  Procediamo a bassa velocità per altri 360 km fermandoci solo al crepuscolo, che a queste latitudini e in questa stagione inizia alle 17.  Per il bivacco notturno scegliamo un sentiero ricoperto di neve intonsa che ci conduce fino ad un villaggio vacanze chiuso durante l'inverno.
il campo serale
Domenica 24 febbraio
Seguiamo la grande strada E 45, resa desolatamente grigia dal frenetico passaggio dei mezzi spalaneve. Una sosta ad Arvidsjaur ci dà modo di ammirare un villaggio ligneo usato dai Sami fino agli anni '60.
Qui si riunivano i lapponi per festività e ricorrenze
Arriviamo alla latitudine di 66°33' ed ecco il cartello che annuncia il Circolo Polare Artico. La foto di rito è d'obbligo
da sinistra: Beppo, Erina, Giovanni, Danilo
Pernottamento e prima doccia presso l'ostello di Jokkmokk, cittadina che vanta il più bel museo Sami della Scandinavia.
L'antica chiesa lignea di Jokkmokk
Lunedì 25 febbraio
Mattinata quasi interamente dedicata alla ricerca di “ricordini” dell'artigianato sami .
La cultura sami è da tempo stata fagocitata da quella occidentale e gli oggetti di artigianato presenti sul mercato sono spesso prodotti industrialmente ad uso turistico.
Oggi i lapponi sono interamente sedentarizzati e le loro tradizioni fanno ormai parte dell'archivio della storia. Perfino i tratti somatici, a causa dei matrimoni misti, sono difficilmente distinguibili.  Anche i costumi tradizionali sono stati soppiantati dagli abiti che in una società moderna risultano più funzionali. Il pittoresco abbigliamento realizzato con tessuti multicolori decorati da lamine metalliche, da vistose cuciture e dal tipico pugnale, viene esibito solo durante le celebrazioni, feste o ricorrenze.
I Sami degli anni '50
e quelli odierni
I pastori di renne si muovono in motoslitta
Dopo questo dovere da “Turisti per caso” decidiamo di proseguire in direzione della Lapponia Finlandese. Per rendere più interessante questo trasferimento percorriamo una serie di strade secondarie dal traffico nullo e dove la neve la fa finalmente da padrona.
Una bella pista svedese
Facciamo il campo alla periferia di un piccolo villaggio apparentemente disabitato.

Cena multietnica a base di spaghetti al pesto e pesce locale affumicato, annaffiati da un vino bianco piacentino che nonostante sia privo di solfiti sembra aver sopportato egregiamente i traumi del viaggio.

Martedì, 26 febbraio.(mio compleanno)
Una gradita sorpresa. Gli amici mi hanno regalato un coprivolante in pelliccia di pecora che contribuirà a mantenermi calde le mani durante la guida.
Questa mattina il termometro segna -8. Ci siamo accorti di aver dormito con uno dei finestrini aperto: malgrado ciò il piumone, cucito a sacco da Erina, ci ha garantito un sonno tranquillo.
In giornata percorriamo 180 km di strade secondarie attraverso un territorio selvaggio scarsamente popolato.
Incontro con un mezzo forestale
Dobbiamo però registrare il primo inconveniente tecnico. I fari anabbaglianti e le frecce del mio Defender non funzionano. La sostituzione del devialuci ed il controllo dei fusibili non risolvono il problema, ma per fortuna siamo ormai vicini a Muonio, dove domattina cercheremo un elettrauto. Pernottiamo alla periferia della cittadina.
La chiesa di Muonio
LA PARTE FINLANDESE DEL VIAGGIO
Mercoledì,27 febbraio
L'elettrauto scopre che il guasto è dovuto ad un relè difettoso. Non avendo il ricambio, lo sostituisce con quello che regola il tergicristallo posteriore, decisamente meno importante.
Ci troviamo nella Lapponia Finlandese e procediamo in direzione Nord-Est, sempre attraverso un reticolo di strade e piste secondarie.
la bella neve polverosa di una pista finlandese
All'imbrunire inizia la ricerca di un posto adatto al campo. Siamo su una pista piccola che attraversa una fitta foresta ed è estremamente difficile trovare uno spazio per i due Defender. Data la profondità della neve non è pensabile inoltrarci tra gli alberi. E' ormai buio quando giungiamo finalmente sulla riva di un lago ghiacciato sulla sponda del quale riusciamo a sistemarci per la notte.
Cena a base di spaghetti all'arrabbiata, formaggi e salumi locali ed il solito Ortrugo piacentino.
Accampati per la notte
Giovedì, 28 febbraio
Questa mattina il termometro segna -12. L'interno del Defender, a causa della condensa prodotta dai nostri corpi, inizia a ricoprirsi di ghiaccio. Teniamo infatti in funzione il Webasto solo il tempo necessario per riscaldare l'abitacolo. Una volta infilati nel sacco l'apparecchio viene spento per limitare il consumo di energia delle batterie.
L'alba vista attraverso il nostro parabrezza ghiacciato
Il pontile sul lago ghiacciato
Dopo colazione raggiungiamo la cittadina di Sodankyla dove ci riforniamo di viveri, acqua e qualche costosissima lattina di birra. La cittadina non presenta molte attrattive, se si esclude il monumento dedicato al pastore di renne.
La renna sta al lappone come il maiale sta alle popolazioni del resto dell’Europa. Fino ad un recente passato questo animale costituiva la risorsa essenziale per sopravvivere in un ambiente tanto estremo. Ma ancora oggi la renna fornisce carni altamente proteiche, grasso e latte. Al pari del maiale nulla di questo animale va sprecato. La sua straordinaria pelliccia viene usata per realizzare indumenti, calzature e coperte che nessun tessuto “tecnico” è in grado di eguagliare. Con le corna si realizzano i manici dei pugnali e molti utensili domestici. Inoltre la renna può trasformarsi in cavalcatura o in animale da soma o da traino. Non stupisce quindi che a questo straordinario animale siano stati dedicati monumenti commemorativi.

Dopo pranzo percorriamo una serie di strade, sia statali che secondarie, che ci consentono di raggiungere il minuscolo villaggio di Tanhua.
L'unico negozietto di Tanhua fa anche da bar e benzinaio
Proseguiamo fino a una difficile pista diretta a est, già da noi percorsa anni addietro, che dovrebbe permetterci di raggiungere un rifugio distante una cinquantina di km.

Il cartello dice tutto
Nel primo tratto lo spessore nevoso ci consente di viaggiare senza problemi con le ridotte ed il blocco centrale inseriti. Ma dopo alcuni km lo strato di neve aumenta al punto di impedirci di procedere. Il rifugio dista ormai solo 18 km ma è irraggiungibile.

Invalicabile cumulo di neve in fondo alla pista
Facciamo il campo sul posto. Sono le 17,30 e la temperatura è già scesa a -18 gradi. Prevediamo una notte gelida.
Il cielo è sereno e le stelle spiccano come sulla cupola di un planetario. Verso le ventidue abbiamo la fortuna di assistere alla più spettacolare aurora boreale mai osservata da noi.  Drappi di colore verde veronese iniziano a volteggiare andando a cingere altri ectoplasmi fluorescenti che si alternano sul palcoscenico siderale. Non stupisce che queste figure spettrali abbiano impressionato le popolazioni indigene e originato tante leggende. Malgrado il gelo restiamo all'aperto fino a quando i personaggi di questo spettacolare balletto non si dissolvono nel nero della notte.

Non è una nostra foto: non siamo riusciti a fotografare l'aurora, sigh!
Venerdì, 1 marzo
Partiamo di buon'ora ripercorrendo a ritroso il percorso di ieri sera. Ci dirigiamo a sud, ma solo allo scopo di riprendere una pista che punta di nuovo a Nord-Est, in modo da raggiungere l'ultimo villaggio segnato sulla carta: Tulppio. Sono due case e le oltrepassiamo subito, scoprendo così che la pista prosegue per diversi km fino ad una miniera, dove i custodi ci impediscono di proseguire oltre. Ma noi avvistiamo un altro sentiero che ci permette di raggiungere la località di Kemihaara, ultimo insediamento ai confini con la Russia. Adesso siamo veramente soddisfatti.

Kemihaara "wilderness area"
Le nostre serate trascorrono all'interno dei mezzi. Ceniamo separati: io ed Erina sul nostro “300” e Beppo e Danilo sul loro TD4. Per cuocere la pasta usiamo sempre una piccola pentola a pressione che ci consente di risparmiare acqua. Per evitare il più possibile la formazione di vapori, durante la cottura azioniamo un aspiratore, mentre l'apertura della pentola avviene sempre all'aperto. Dopo cena ospitiamo gli amici sul nostro mezzo per programmare il percorso del giorno seguente.
I nostri bivacchi sotto la neve
Serate in allegria all'interno del nostro Defender
Sabato, 2 marzo
Questa notte la temperatura è scesa a -30 gradi, ed ora, alle otto del mattino, il termometro segna ancore -25,5. E' il colpo di grazia alle nostre riserve d'acqua che si congelano definitivamente.
Il latte per la colazione del mattino
Tutto ciò che contiene acqua diventa un corpo solido: il cartone di latte si è trasformato in un mattone, il dentifricio è un tubo rigido inutilizzabile, le salviettine igieniche sono ormai un corpo unico. Solo il collutorio, sia pure in forma di granitina, può essere utilizzato per sciacquare in qualche modo la bocca. Soffriamo persino la sete. Il che può sembrare un paradosso, in un ambiente artico ricoperto di neve. Ma l'assenza di umidità ed il vento causano disidratazione, aumentando il bisogno di liquidi. Pelle secca, ragadi sulle dita e, la notte, fauci e gola inaridite, completano il quadro dei piccoli fastidi prodotti dal clima.
Dopo la colazione imbocchiamo una lunga direttrice che parte da Kotala e segue la linea di confine tra la Carelia finlandese e quella russa.
Il primo tratto reca qualche traccia di veicolo, che ben presto cede il passo a numerose impronte di animali.  Il territorio è splendido, con foreste di abete rosso che svettano verso il cielo. La profondità della neve richiede di procedere con le ridotte inserite.

Alle 18 raggiungiamo l'ultimo avamposto: un rifugio utilizzato nella stagione estiva ed ora disabitato.
Il rifugio estivo Tuntsan, in una delle aree più disabitate d'Europa
Al calare del crepuscolo la temperatura è già scesa a -24 gradi, il che fa supporre che ci aspetta una notte glaciale.
L'inizio di uno splendido tramonto
Domenica, 3 marzo
"Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare"
Mi sveglio alle cinque del mattino turbato da una sorta di precognizione. Con la torcia illumino il termometro e scopro che la temperatura è già precipitata a -38.6 gradi. Ciò significa che verso l'alba scenderà oltre i -40°.
Esco dal sacco e mi trascino verso i comandi. Senza accedere direttamente alla cabina di guida allungo il braccio e ricollego tra loro le due batterie per mezzo dell'apposito dispositivo. Giro la chiave e scaldo le candelette. Attimi di angoscia precedono il giro completo. Ma il vecchio “300” non mi tradisce e si avvia al primo colpo. A questo punto sarebbe opportuno invitare i compagni a fare altrettanto. Ma per farlo dovrei vestirmi di tutto punto, calzare gli stivali ed uscire all'aperto. Alla fine decido di lasciarli riposare, confidando nell'eventuale utilizzo dei cavi di collegamento delle batterie. Un errore che avrebbe potuto costarci caro. Alle 6:30 infatti li sento armeggiare intorno al loro Defender che non dà segni di vita. Mi vesto rapidamente, estraggo i cavi ed esco all'aperto.
Il tentativo di collegamento fallisce a causa del ritiro dei metalli che provoca lo sganciamento del cavo di rame dai morsetti.  Non ci resta che ricorrere al traino. Ma per farlo dobbiamo far ruotare il Defender sul proprio asse per allinearlo alla pista, che è talmente stretta da non consentire alcuna manovra. Decidiamo quindi di operare con il verricello che, a causa del gelo, non vuole saperne di cedere il cavo. Alla fine, con un tiro alla fune collettivo, riusciamo a convincerlo. Data la mancanza di spazio, un tiro diretto non è possibile e dobbiamo fissare una puleggia all'albero più vicino. Per farlo è necessario scavare una trincea nella neve alta fino al petto.Finalmente riusciamo ad allineare il Defender sulla pista. A questo punto però si verifica l'ennesimo guaio. Il microfono del CB di Danilo si è spezzato a causa del gelo e dato che anche i cellulari sono ibernati non sarà possibile comunicare tra noi. La pista stretta, la neve e le frequenti salite renderanno difficile il traino. Al mio segnale Danilo innesterà la seconda normale. Al rilascio della frizione però le ruote del mezzo in panne scivolano sulla neve senza trasmettere il moto al propulsore. Riproviamo con la terza e il risultato non cambia. Alla fine Danilo innesta la quarta e finalmente il motore si avvia in una nuvola di fumo. Tiriamo tutti un sospiro di sollievo. Dopo il necessario riscaldamento ripercorriamo a ritroso, e senza altri incidenti, i cento km di pista.

A sera raggiungiamo il villaggio di Santa Claus, una trappola per turisti nei pressi di Rovaniemi. Ci fermiamo per la notte in una grande area di sosta.

Lunedì, 4 marzo
Visita di rito al villaggio e acquisto di ricordini (paccottiglia).
Gli elfi di Santa Claus
Monumento a "Napapiiri", che è il nome del Circolo Polare Artico in lingua finnica
Dopo questo ”dovere” ci rechiamo nella zona commerciale della città per cercare un nuovo microfono. Non riuscendo a trovarlo acquistiamo due trasmettitori portatili che si riveleranno molto efficienti. Ripresa la strada viaggiamo fino alla cittadina di Kemi, collocata sulla sponda nord-orientale del Golfo di Bothnia. Il luogo è celebre per il suo castello di ghiaccio, all'interno del quale è possibile pernottare. La temperatura delle camere è di cinque gradi sottozero, ma il confort è assicurato dalle pelli di renna che coprono i letti, anch'essi di ghiaccio.
L'ingresso
Una camera da letto
Martedì 5 marzo
L'obiettivo odierno è l'isola di Hailuoto che in condizioni ottimali potrebbe essere raggiunta percorrendo una decina di km sul mare ghiacciato. Purtroppo questa stagione anomala ha costretto le autorità a chiudere l'ice-road. Per raggiungere l'isola ci serviamo di un piccolo traghetto rompighiaccio gratuito.

Il Mar Baltico frantumato dal traghetto rompighiaccio
Hailuoto è percorsa da una strada asfaltata lunga 40 km che conduce al faro di Karjaniemi attorno al quale è sorto un piccolo villaggio.
Alcune strade laterali attraversano fitte foreste di abete rosso e betulle che si spingono fino alle spiagge innevate della parte occidentale.
Su una di queste facciamo il campo in compagnia di qualche minuscolo lemming che saltella sulla neve diretto chissà dove.
Qui sotto alcune vedute di Hailuoto e l'incanto del Mar Baltico ghiacciato




Mercoledì, 6 marzo
Ci siamo alzati con un certo ritardo ed ora dobbiamo percorrere velocemente i 22 insidiosi km di strada che ci separano dal porto di imbarco. Riusciamo ad arrivare con un solo minuto di anticipo sul salpaggio delle ancore.
Una volta sbarcati puntiamo a sud-est. Le nostre prossime mete saranno il punto più orientale dell'Unione Europea ed il grande lago Pielinen, che speriamo di poter attraversare su una ice-road. Durante la discesa cerchiamo come sempre di evitare le grandi arterie stradali. La sera ci accampiamo su una pista intonsa che reca soltanto le tracce di un orso.

Giovedì, 7 marzo
Dirigiamo verso il Lago Pielinen dove, nei pressi Vounislahti, inizia la pista di ghiaccio lunga sette km. Noi compiamo una andata e ritorno per un totale di 14 km.
Sembra una banale pista.... se non fosse per le decine di metri d'acqua sotto le nostre ruote
Dopo l'escursione lacustre percorriamo dapprima la strada 507, ancora fortemente innevata  e successivamente la 522, che ben presto si trasforma in una sorta di pista da bob.
Qualche uscita di strada è inevitabile
 Il territorio è molto ondulato, ricoperto da fitte foreste e senza una traccia di attività umane. E' l'area meno popolata della Finlandia e la sua inquietante desolazione all'imbrunire incute un certo timore.
Davanti a noi solo le tracce di Danilo e quelle di una renna
Per questa notte sono previste copiose nevicate. Le temperature si sono alzate tanto che alle 19 registriamo un misero -2.
Come sempre la ricerca di un sito adatto al campo risulta difficile. Nella foresta la neve è talmente alta che è impensabile metterci sopra le ruote.
Alla fine imbocchiamo uno stretto sentiero laterale che, con nostra sorpresa conduce ad una casa di legno con le finestre illuminate. Sotto una tettoia sono ricoverati alcuni attrezzi da segheria, il che ci fa pensare che il proprietario sia un boscaiolo. Ci sistemiamo in uno spiazzo ad un centinaio di metri dalla casa. La prima visita la riceviamo da un grosso cane dall'abbaio possente, ma che non osa avvicinarsi. Dopo circa un'ora la luce di una torcia penetra il buio della foresta dirigendosi verso di noi. E' il proprietario al quale non sembra vero di ricevere delle visite in questo angolo sperduto del mondo. Ci offre ospitalità per la serata, ma siamo talmente stanchi da non sentircela di sostenere una conversazione da salotto. Rifiutiamo garbatamente.

Venerdì, 8 marzo
Temperature miti, cielo coperto e leggero nevischio. Lasciamo il campo notturno dirigendo verso la linea di confine con la Russia. Ancora nessuna traccia di veicoli sulla neve fresca.e ciò nonostante la pista conduca  ad  Hattuvaara, un piccolo centro che probabilmente si anima durante l'estate. Il centro ha anche qualche pretesa culturale dato che possiede persino un  museo della guerra. In questa zona infatti si svolse la “Guerra d'Inverno” che  vide un piccolo esercito di sciatori finlandesi dare del filo da torcere al gigante sovietico che li aveva attaccati.
Cimeli di guerra
Il museo espone una commovente serie di foto di guerra
 Nel villaggio nessuna presenza umana, a parte noi. Proseguiamo oltre, giungendo fino ad un avamposto di guardie di confine, anch'esso deserto: siamo arrivati al confine più orientale dell’Unione Europea.

La bella baita delle guardie di confine
che affaccia su un idilliaco laghetto
Raggiunto l'asfalto dirigiamo verso Kuopio dove speriamo di poter percorrere una ice-road non ufficiale che attraversa il lago Kallavesi.

Sabato,9 marzo
In questa parte del lago il ghiaccio è parzialmente ricoperto d'acqua e non è percorribile.
Cartello di avvertimento sulle precarie condizioni del ghiaccio
Dopo una ricerca spasmodica troviamo finalmente un altro accesso. Anche qui ci sono inquietanti pozze, ma un cartello indica che la pista è transitabile per i mezzi che non superano le 2,5 tonnellate. I nostri Defender, carichi come sono, superano questo limite, ma noi confidiamo nel buon senso di chi ha posto il cartello, che deve aver tenuto conto di un certo margine di sicurezza. Il primo tratto ci porta su un'isola boscosa, traversata la quale si scende nuovamente sul ghiaccio per completare il percorso.
il ghiaccio sotto le nostre ruote comincia a sciogliersi
Raggiunta la terraferma dobbiamo attraversare, questa volta su un pontone galleggiante, un emissario del lago.
Ora puntiamo decisamente a sud, verso Helsinki, ma dato che la nostra voglia di strade bianche non si è ancora esaurita decidiamo di evitare le grandi arterie stradali. Per tutto il giorno zigzaghiamo su piste e sentieri che ci regalano forti emozioni e splendidi panorami.
tracce temerarie
 Facciamo il campo a soli 180 km dalla capitale finlandese ma in un ambiente ancora selvaggio e spopolato.


Queste immagini rendono bene il fascino del Grande Nord!
Domenica, 10 marzo
Questa notte sono caduti altri 20 cm di neve che si sono sovrapposti allo strato precedente. Anche per l'ultimo giorno in Finlandia possiamo marciare nella straordinaria solitudine delle piste forestali
Giunti a Helsinki, ci imbarchiamo sul traghetto che in due ore ci conduce a Tallinn.

I Paesi Baltici
Lunedì, 11 marzo
Questa notte ha di nuovo nevicato, ma noi eravamo sistemati al calduccio in albergo. Dedichiamo alla visita di Tallinn, che avevamo già visto in passato, solo mezza giornata. Il suo centro storico è splendido anche nella sua veste invernale.


Lasciata Tallinn dirigiamo verso la costa. Abbiamo un ultimo obbiettivo da raggiungere: la strada di ghiaccio lunga 24 km che dovrebbe condurci  sull'isola di Saaremaa. In realtà sappiamo benissimo che questa lunga ice-road  non è più stata aperta dal 2011 e che saremo costretti a servirci del traghetto rompighiaccio.
Durante l'avvicinamento veniamo investiti da una violenta tempesta di neve che riduce a pochi metri la visibilità. La tempesta dura due ore e, quando finalmente raggiungiamo il piazzale di imbarco siamo talmente stressati dalla tensione che decidiamo di rimandare la partenza all'indomani.

Martedì, 12 marzo
E' nevicato per tutta la notte e tira ancora un vento sferzante. Ci imbarchiamo alle 7:55 Il mare è ricoperto da piattaforme circolari di ghiaccio simili a gigantesche ninfee, che galleggiano su una granitina color caffelatte.
Per la verità le isole sono due, collegate tra loro da un ponte di terra. L'isola maggiore è lunga un centinaio di km ed è pianeggiante, con un alternarsi di boschi e campi coltivati. La sua vocazione agricola è antica, come testimoniano i numerosi mulini a vento, alcuni dei quali ancora in funzione.
Visitiamo un agglomerato rurale con case di legno dai tetti di paglia ed un piccolo villaggio di pescatori restaurato ad uso turistico.

Il capoluogo, Kuressaare, è una cittadina moderna dotata di tutti i servizi, ma di fatto abbastanza anonima.
Uno specchio d'acqua libero nel bel mezzo del Baltico ghiacciato

L'ultima sosta turistica del nostro viaggio ha come obiettivo la capitale della Lettonia: Riga.


Trascorriamo una bella serata in un pittoresco ristorante, realizzato in un'antica costruzione di legno decorata in stile  tipicamente russo. Cena a base di zuppa di pesce e di un magnifico luccioperca alla piastra. Questa volta il vino è uno Chardonnay francese.
Ristorante russo a Riga

Nei prossimi cinque giorni ci attende un lungo, stressante trasferimento attraverso Lettonia, Lituania, Polonia, Austria, Germania e Svizzera. Ma questo è lo scotto che bisogna pagare per compiere viaggi come questo.

Giovanni Dondi
Gruppo Sextant.



Nessun commento:

Posta un commento